CAPITOLO 7: ALCOL, DROGHE E SESSO
Gummy
alle strette con la voglia di vivere, dopo mille esitazioni e interrogazioni
a dei e cartomanti, aveva ritelefonato a Lovie.
Aveva immaginato silenzi, insulti, provocazioni che non erano mai avvenuti.
In realtà dopo un silenzio che poteva anticipare tutto, Lovie, asciutta e
semplice, gli aveva detto che stava con Réné.
Le parole si erano infiltrate nel cervello di Gummy a varie velocità. Subito
non erano riuscite a penetrarlo. Poi gli avevano spezzato il cuore. Il tasso
di shock era stato altissimo e la compulsione ad ogni tipo di vizio, manie
e pensieri fissi assolutamente consequenziale.
Non si era nemmeno soffermato ad analizzare la risposta di Lovie come ai tempi
dell'eterno monologo. Come un pugile suonato si era dato subito all'alcol,
alle droghe, ed alla perversione. La sua multipersonalità si era trasformata
in multitossicità. Anche Yin e Yang, due cugini molto vissuti in visita dall'oriente,
con un carteggio privato avevano cercato di distoglierlo dall'autodistruzione
perché non rovinasse l'immagine della specie.
Ormai, Gummy non pensava ad altro che alle Trote, come unico modo di uccidere
il tempo che altrimenti si presentava minaccioso da trascorrere in compagnia
di un unico martellante pensiero, Lovie.
Più cercava di scacciare l'immagine dolorosa e più quella affollava le sue
emozioni impedendogli qualsiasi azione e progetto alternativo.
Quello che lo faceva impazzire erano le compulsioni che erano sempre più ravvicinate
e prolungate tardi nella notte. Erano come un sacrificio per prevenire le
punizioni che sentiva inevitabili nello stato di debolezza che pervadeva ogni
sua cellula.
Ormai era un automa senza intelligenza né emozioni, lontano dai desideri,
pilotato verso un baratro di autodistruzione.
In quella assenza totale di autostima le Trote che si lasciavano andare a
tutto avevano il loro fascino nel desiderio di Gummy di destabilizzare il
mondo.
In un certo senso lo scardinamento dei valori gli faceva raggiungere uno stato
di euforia, unica emozione nella sua giornata automatica e piena di solitudine.
In quei momenti si sentiva padrone della sua vita e teneva a bada meglio che
con i rituali il manco d'amore.
In realtà le Trote capendo la sua debolezza l'avevano tirato dentro un giro
sadomaso, dove loro, pesci com'erano, guizzavano abitualmente in mezzo alle
torture senza rimanere impigliate nelle corde, nelle fruste o nelle reti.
Mentre la sola parola "rete", a Gummy, faceva venire in mente Rènè e le sue
ragnatele, squallide tecniche di serie C per conquistare un amore che non
gli spettava.
Ma intanto l'ansia andava calmata e solo il dolore fisico la poteva placare,
così le aveva pregate durante i sadismi di sostituire le corde, juta e filamenti
che potessero lontanamente ricordargli la bava dell'odioso Rènè, possibilmente
con plastica e cuoio. Le Trote, materne, gli avevano così cucito una tutina
di strisce di gomma completa di maschera in perfetto stile sadomaso da indossare
durante il rito di iniziazione in cui Gummy si alimentava di superalcolici
senza sosta con una lunga cannuccia.
Il piacere però non si ripresentava puntuale agli appuntamenti, ma si faceva
sempre più raro e monotono.
Poi, di colpo, si era trasformato in paura di decadenza tangibile: il pelo
gli rimaneva sulla tutina, la psiche si tarlava sempre di più e il vizio intensificava
la sua forza sulle occhiaia, uniche connessioni con la sua anima sempre più
sconvolta.
Finchè una mattina lo specchio gli aveva rimandato l'immagine inquietante
della sua diversità e lo aveva riempito di paura: il sentimento più intenso
che provava più forte dei desideri, della mancanza d'amore e dei progetti.