CAPITOLO 3: ROTTURA CON LOVIE
Lui, Gummy, era uno di quelli che poteva affondare una relazione in una notte
con la sua impulsività distruttiva.
La famosa notte terminale Lovie, che pure era dolce e affettuosa, gli era apparsa
competitiva e controllante. E in più quel suo farlo sentire in colpa per il
tempo che trascorreva con Goofie e Rènè, per quello dedicato alle partite, e
per le sue interminabili telefonate con sua madre Chiquita.
La sfiducia in Lovie a quel punto si era scatenata e lui forse accecato dal
sospetto di non essere amato, voleva solo aver ragione nel distruggerla.
All'ennesimo insulto Lovie aveva raccolto in un secondo tutti i suoi pelli di
ricambio, i suoi cosmetici, aveva svuotato il bagno e la camera da letto di
tutte le foto e oggetti personali.
Poi si era accanita alla ricerca del CD che le aveva regalato il gallo. Quel
falso del gallo sosteneva di avere con Lovie un feeling sulla musica e ogni
volta che lei cantava la riempiva di complimenti, cosa che faceva imbestialire
ulteriormente Gummy.
Solo il ricordo di quelle scene disgustose lo aveva riempito di odio.
Di colpo Lovie era diventata un verme strisciante, senza nemmeno un filo di
colore sulle unghie e l'arroganza e la rabbia di Gummy avevano fatto il resto.
Come risposta Lovie, con una tranquillità siderale aveva estratto il vacuum-cleaner
per raccogliere anche il più infinitesimale delle sue squame.
Aveva cancellato il suo passaggio con un gesto teatrale e terminale.
A porta sbattuta lo scatenamento di Gummy si era placato e la ragione si era
fatta strada nel gelo e nella solitudine.
Perché non era riuscito a perdonarla? Per un po' si era difeso pensando che
lei non era destinata a lui perché anche lei non aveva fatto niente per restare.
La coppia era il grosso problema di Gummy. Era talmente sensibile che sentiva
sempre una certa ostilità e crudeltà negli animali.
Per questo gli emergeva l'aggressività verso di loro. Non era cattiveria. Era
difesa. Il guaio era che gli emergeva anche quando la sua partner era dolce
e questo spiazzava totalmente i suoi rapporti, anzi li disintegrava.
Tutto doveva essere cominciato quando era piccolo e sua madre lo mandava sempre
a fare un giro per toglierselo dai piedi. Naturalmente con delle paroline dolci
di cui lui però capiva la falsità. Esempio: "Gummy, ti prego, vai a dormire
che ti fa bene", che a lui suonavano invece: "Gummy sparisci che ho meglio da
fare". E lui se la passava male per via di questo linguaggio menzognero. Preferiva
gli insulti. Almeno erano a senso unico, non ambigui e lo legittimavano a stare
per i fatti suoi.